Sistri: una buona “falsa” partenza per il sistema

SISTRI, COME E’ ANDATA? 

Diciamolo subito, chi si aspettava di assistere al collasso del Sistri il giorno stesso del suo avvio, dopo tormentatissimi prodromi, è rimasto deluso. La piattaforma informatica ha retto, il sistema produttivo non ha subito contraccolpi tali da determinare un blocco delle attività ordinarie, camion in fila non se ne sono visti.

Quello che sembrerebbe un punto messo a segno da Selex, però, va letto con cognizione di causa e dalla giusta prospettiva. Sul piano pratico, abbiamo assistito ad una falsa partenza del sistema, e analizziamone i motivi. Intanto la platea dei soggetti obbligati è stata oggetto di un ridimensionamento epocale.

Rispetto ai 600.000-700.000 utenti previsti nel progetto originario (basato sulle dichiarazioni MUD) ed ai 330.000 poi effettivamente iscrittisi, si è arrivati nel marzo di quest’anno (decreto ministeriale firmato da Clini) ad una base di partenza per il 1 ottobre 2013 di 70.000 imprese, ridotte infine a circa 17.000 a seguito della “cura Orlando”, ovvero al 3% delle velleitarie ambizioni iniziali. E scusate se è poco.

Molti di questi soggetti, poi, non sono ancora nelle condizioni di poter operare per i più svariati motivi (dispositivi non consegnati o guasti, mancato allineamento,…), altri hanno preferito attendere gli eventi fermando le attività ovvero procrastinando di qualche giorno interventi relativi ai rifiuti pericolosi, altri ancora si sono limitati agli adempimenti di tracciabilità in modalità cartacea, confidando su una presunta inapplicabilità di qualsiasi sanzione.

Morale della favola: oggi ad utilizzare il Sistri erano pochi volenterosi e l’esperienza non è stata statisticamente significativa. Gioverebbe alla discussione la pubblicazione, sul sito istituzionale del Sistri, dei dati relativi a traffico ed operazioni registrate, ma pare che anche questa buona abitudine sia stata abbandonata (le statistiche ufficiali sono ferme al 12 luglio 2012).

Temiamo che questa sorta di empasse si possa protrarre per un mese, per il periodo, cioè, in cui è previsto il cosiddetto “doppio binario”, vale a dire la convivenza del nuovo sistema e di quello vecchio. Periodo che, è dato presumere, per molte imprese sarà di “binario unico”.

Non va taciuto, inoltre, che su tutta la vicenda grava l’attuale instabilità del quadro politico che potrebbe condurre ad imprevedibili e gravi complicazioni. L’ultimo decreto legge sulla pubblica amministrazione, il cui articolo 11 è dedicato proprio al Sistri, attende, infatti, di essere convertito in legge e non è ancora certo che ciò possa effettivamente verificarsi. La mancata conversione in legge farebbe scattare, tra l’altro, l’obbligo immediato di utilizzo del sistema per la categoria dei produttori di rifiuti pericolosi, oggi in tranquilla attesa.

Parimenti è rimasto deluso chi attendeva una circolare di chiarimenti da parte del ministero. A pochissime ore dalla partenza, infatti, è apparsa sul sito del Ministero dell’Ambiente un’anonima nota esplicativa riportante indicazioni circa la corretta interpretazione delle disposizioni contenute nel già citato decreto legge. Indicazioni imprecise nel migliore dei casi, quando non internamente contraddittorie o addirittura divergenti dalla legge stessa. In ogni caso, incomplete. Tantissimi dubbi, sollevati nell’ultimo mese dagli operatori del settore, restano ancora senza risposta.

Si tratta, peraltro, di un documento non pubblicato in Gazzetta Ufficiale, senza un protocollo, senza una firma, di cui non è dato conoscere l’estensore e del quale sono addirittura circolate più versioni (modificate “al volo” mentre incalzavano gli eventi!). Francamente ci sembra un atto di dubbia utilità poco sul piano giuridico.

Insomma, non si può dire che il Sistri sia arrivato al vero banco di prova e forse è giusto che sia così, dal momento che quest’avvio era stato presentato come un’occasione di sperimentazione e miglioramento. Sperimentazione sulla pelle delle imprese, ci permettiamo di aggiungere.

Finché l’utilizzo del sistema sarà svincolato da un regime sanzionatorio, sarà surrogato da procedure alternative e rappresenterà, di fatto, un’opzione non vincolante, fino ad allora non emergeranno con evidenza le reali criticità di questo progetto mal concepito, riconducibili in gran parte alla farraginosità delle procedure informatiche, alla fragilità dell’hardware e ad un’idea di gestione dei rifiuti slegata dalla realtà.
Per tacere della sua scarsa efficacia come strumento di contrasto agli illeciti ambientali, che dovrebbe essere il fine ultimo per cui è stato messo in piedi e che viene spesso colpevolmente dimenticato un po’ da tutti.

Giovanni Maione,

fondatore e CEO SistriForum

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